Nel mezzo della verde Laga

Il Pizzo di Moscio


Ancora un’escursione sui Monti della Laga lungo un sentiero che a ben guardare è un pò il riassunto di queste grandi montagne: dal bosco fitto dove quasi non filtra la luce alle assolate e solitarie praterie di alta quota, immersi nel verde ed in compagnia delle tante sorgenti e rivoli d’acqua ed alla fine, dopo tanto camminare, il piacere di aver raggiunto una vetta importante. L’escursione prende il via dallo spiazzo che si trova poco prima del Sacro Cuore, raggiungibile dal borgo di Capricchia percorrendo uno stradello asfaltato di pochi chilometri; sul piazzale campeggia la segnaletica dei sentieri di nuova fattura messa in opera dal CAI di Amatrice che non ha certo lesinato con le indicazioni, specialmente lungo il tratto iniziale del sentiero dove si susseguono diversi bivi per raggiungere le varie possibili mete escursionistiche. Superando in successione alcuni incroci di sentieri si arriva all’indicazione per il Pizzo di Moscio e da quel punto si proseguirà lungamente sulla traccia che segue fedelmente la valle incassata dove ha origine il Fosso di Selva Grande. Dopo un primo tratto immersi nel fitto bosco della Selva Grande si inizia a prendere quota attraversando qualche rivolo d’acqua ed una zona cosparsa di alberi spezzati dal peso della neve e da qualche slavina che deve essersi scaricata nello stretto imbuto che si sta percorrendo; guadagnata ulteriormente quota si esce definitivamente allo scoperto in prossimità di un valico molto panoramico, sia in direzione delle montagne (primi piani sulla Cima Lepri e sugli avamposti del Pizzo di Moscio) che verso la vallata di Amatrice: siamo nel punto più elevato della località denominata Balzi Classette - un ometto segna la quota di 1.803 metri - nei pressi del quale è d’obbligo una prima sosta per guardarsi attorno ed avere anche una visuale sul complesso del percorso che dovremo affrontare per raggiungere la Sella della Solagna che chiude ad est la valle che, da ampia nel punto in cui ci troviamo, diviene sempre più incassata man mano che si incunea nella montagna. Dal valico il sentiero prosegue in discesa e si abbassa sino a raggiungere ed attraversare il Fosso della Pacina che anche in estate avanzata porta sempre verso valle un pò d’acqua; da questo punto si ha una interessante prospettiva verso la Montagna Spaccata e ben si comprende l’origine del suo nome: abbiamo infatti davanti a noi una gigantesca frattura che si innalza per centinaia di metri e viene da chiedersi quanto grandi siano state le forze che la natura ha messo in campo per “aprire” in senso letterale un’intera montagna. Meno considerata in passato, oggi la Montagna Spaccata ha guadagnato maggiore notorietà essendo la sua cima inserita nella lista del Club 2000 metri e come tale sarà prima o poi oggetto di una visita partendo proprio dal Fosso della Pacina e risalendone i ripidi fianchi ai margini della grande frattura. Superato questo punto il sentiero prosegue brevemente in leggera salita e poi nuovamente in discesa sino al punto in cui si attraversa il Fosso Pelone: anche qui confluiscono alcuni rivoli d’acqua formando in qualche caso delle piccole cascatelle che conferiscono un ulteriore elemento di interesse all’escursione anche nel periodo estivo. Da questo punto inizia la salita che mantenendosi sulla destra orografica della valle ci condurrà fino alla Sella della Solagna: il percorso è molto bello e tutto sommato poco faticoso dal momento che si prende quota con gradualità e poi perché si è rapiti dagli scenari che via via si aprono in direzione del Monte Gorzano la cui cima poderosa è rimasta celata nella prima parte dell’escursione: il sentiero a tratti semi nascosto sotto l’erba alta si mantiene sospeso a mezza costa tra i margini dell’ampio versante sud del Pizzo di Moscio (la Solagna) e la forra stretta e buia più in basso da dove sale il suono dell’acqua che scorre. Giunti alla quota di 1.900 metri rimangono su un lato del sentiero i resti dello Stazzo Padula mentre sul lato opposto iniziano le prime tracce della Via Ranna, altro sentiero di rilevanza storico/pastorale che metteva in comunicazione diversi stazzi attraversando a mezza costa l’intero versante occidentale del Pizzo di Moscio e di Cima Lepri sino a raggiungere il Tracciolino di Annibale nei pressi dell’omonimo Vado. Dai resti dello stazzo si prosegue attraversando qualche modesto rivolo d’acqua e passando sotto due fossi ampi e ripidi che scendono direttamente da sotto la cima del Pizzo di Moscio, dopo di che con qualche svolta si arriva finalmente sulla Sella della Solagna (2.221 mt) da cui, come immaginabile, si apre la vista in ogni direzione ed anche sulla nostra meta, il cono sommitale del Pizzo di Moscio che campeggia a nord-ovest e che si raggiunge in breve procedendo a vista su ampi pratoni dapprima in piano e poi sempre più in pendenza fino ad arrivare sull’ampio ripiano della cima dove sono una croce ed un’edicola con una Madonnina invocata a proteggere con la sua benevolenza gli alpini ed anche i loro simpatizzanti … insomma un pò tutti quelli che come noi vanno per le montagne!! Il panorama dalla cima del Pizzo di Moscio (2.411 mt) è molto ampio grazie anche alla posizione tutto sommato distante dalle altre cime più elevate della Laga che si possono vedere da qui sotto un’interessante prospettiva: in particolare l’alternarsi delle cime tondeggianti della lunga dorsale che dal valico della Solagna si impenna fino a collegarsi alla cima del Monte Gorzano. Ad est lo sguardo si perde sugli immensi altopiani della Storna e della Cavata su cui si aggirano gli onnipresenti greggi che salgono dai numerosi stazzi delle vallate sottostanti, mentre verso nord si osserva bene la prosecuzione della spina dorsale dei Monti della Laga: una cordigliera nostrana da cui spiccano la Cima Lepri ed il Pizzo di Sevo. Anche il profilo del Gran Sasso è ben visibile quasi per intero da un punto di vista nuovo, almeno per chi è abituato a frequentarne le vette dal versante aquilano. Alcuni dati sintetici sull’escursione che è nel complesso facile da fare nella bella stagione e molto remunerativa. Si percorrono circa diciassette chilometri superando un dislivello complessivo in salita di circa 1300 metri; si procede senza esitazione nei bivi della parte iniziale grazie alle numerose paline con le indicazioni dopo di che il sentiero è costantemente contrassegnato dai segnavia bianco-rosso sino alla Sella della Solagna da cui si procede a vista verso la vetta. I cartelli del CAI indicano un tempo di salita di quattro ore che in effetti è il tempo giusto da dedicare a questa escursione, tenuto anche conto delle imperdibili soste per soffermarsi sulla bellezza degli ambienti che il sentiero attraversa.